Ci sono almeno cinque situazioni nelle quali è molto utile fare un testamento. Il testamento, infatti, può servire a:
sostenere iniziative di utilità sociale.
Prima di scendere nel dettaglio, occorrere una premessa: come è possibile formare correttamente un testamento valido?
Le forme oggi più diffuse sono il testamento olografo e quello testamento pubblico.
Il testamento olografo consiste in un documento scritto interamente di pugno dall’interessato, datato e sottoscritto. È, statisticamente, il testamento più diffuso: si può fare a casa propria, su un foglio di carta qualunque, anche nella più assoluta segretezza.
Bisogna fare attenzione a due cose però. La prima è la chiarezza/precisione (spesso, chi scrive il testamento, vuole ottenere un risultato, ma non ha le parole giuste per scrivere la clausola più adatta al suo caso specifico). La seconda è la conservazione: il testamento olografo può essere perduto, o peggio distrutto (è un reato, ma purtroppo succede).
Per porre rimedio a entrambi gli aspetti è bene consultare il notaio.
Il testamento pubblico è redatto dal notaio alla presenza di due testimoni. Il testo di un atto pubblico redatto dal notaio è generalmente preciso e chiaro. I metodi di conservazione di questo testamento sono sicuri al 100%.
Può essere utile ricorrere al notaio, chiedendogli di redigere in prima persona il testamento, in presenza di situazioni familiari conflittuali.
In effetti, quando si sospetta che possano esserci rivalità o dissapori tra i congiunti, è opportuno un intervento del notaio (sia come consulente nella redazione di un testamento olografo, sia come pubblico ufficiale incaricato della redazione di un testamento pubblico) in funzione “antiprocessuale”.
Un’attenta applicazione delle norme di legge e le prudenti valutazioni del notaio possono prevenire le liti, o comunque ridurre il rischio di vertenze sull’eredità.
Torniamo allora alle cinque situazioni in cui è utile fare testamento.
Prima situazioneÈ abbastanza ricorrente: nella famiglia non c’è una vera e propria conflittualità, o magari c’è semplicemente qualche sentore di possibile freddezza o incomprensione. Il genitore vuole favorire i figli (o lo zio, che non ha figli vuole favorire i nipoti) aiutandoli a non litigare per dividersi l’eredità.
Cosa fare? Attraverso un testamento, si può dividere ed assegnare i beni, evitando situazioni di comproprietà tra gli eredi che sono una possibile fonte di discussioni, se non di litigi.
Seconda situazioneAnch’essa non infrequente: il genitore ha più figli, ma uno di essi è svantaggiato, per difficoltà nella sua stessa salute o nel lavoro. I livelli di benessere economico dei figli sono diseguali.
Molti genitori pensano: i figli sono tutti uguali, occorre la massima possibile uniformità di trattamento. Altri, invece ritengono che un buon genitore aiuta di più il figlio che ha più bisogno. Entrambi i ragionamenti funzionano. Mi permetto di osservare che il “maggior bisogno” di un figlio rispetto ad un altro qualche volta nasconde un semplice “desiderio di preferenza”. Si dice “ha più bisogno”, ma si pensa “è lui il figlio che sento più vicino”. Queste considerazioni spesso finiscono con il favorire i figli che (non avendo una propria famiglia) anche in età matura, vivono con i genitori anziani.
Gli altri figli (che, spesso, non hanno colpe) vivono semplice- mente la propria vita con i propri familiari, si occupano dei rispettivi coniugi e figli, e magari sono più “distanti” rispetto ai genitori.
In altre situazioni, l’affetto che i nonni provano verso i nipoti che frequentano maggiormente li porta a pensare “questo figlio ha più bisogno”.
Cosa fare? In assenza di testamento, è la legge che stabilisce le quote ereditarie, e lo fa – sempre – equiparando i parenti dello stesso grado. In parole più semplici, se i figli sono tre, ed il genitore è vedovo, la legge divide l’eredità in tre parti uguali. Con un testamento, o con delle donazioni, entro certi limiti, si può favorire in misura maggiore un figlio rispetto all’altro.
Se si tratta di testamenti di persone che non hanno legittimari (celibi o vedovi, senza ascendenti o discendenti) la libertà di disporre è massima.
Si può attribuire anche ad un solo nipote, pur avendone molti, oppure devolvere in altro modo i propri beni (ad esempio per finalità di utilità sociale).
Terza situazioneSi pensi al caso di una coppia di coniugi non più giovani, che non hanno avuto figli, che non hanno più i genitori, ma hanno fratelli e sorelle. In questo caso, in assenza di testamento, il coniuge sopravvissuto concorre all’eredità con i suoi cognati (o se sono deceduti o se rinunciano, con i loro discendenti). Al coniuge spettano i due terzi dell’eredità, ai cognati (o ai loro discendenti), collettivamente, un terzo. Con un testamento l’eredità può essere interamente devoluta al coniuge.
Altra ipotesi: le cosiddette famiglie allargate. Matrimoni finiti e seconde nozze, figli nati nell’ambito di matrimoni diversi. Ancora: figli nati in relazioni diverse (anche fuori dal matrimonio).
Cosa fare? Con un buon testamento, queste situazioni si possono affrontare e, tendenzialmente, risolvere. Il consiglio più importante è dividere, evitare comproprietà tra soggetti non afflatati.
Quarta situazioneÈ il caso delle “coppie di fatto”. Ci sono varie ragioni per le quali un’unione affettiva non si traduce in un matrimonio. A parte le relazioni omosessuali, ci sono casi in cui anche “per scelta” si decide di stare insieme, vivere insieme e non sposarsi. Capita abbastanza frequentemente che quest’idea (“insieme senza vincoli legali”) cambi nel momento in cui dalla coppia nascono dei figli. Spesso, le giovani coppie iniziano con una convivenza. A volte le relazioni si evolvono in un matrimonio, a volte no.
Cosa fare? È risaputo che al o alla convivente la legge non attribuisce diritti sull’eredità. Un testamento occorre proprio.
Aggiungo che è anche possibile tutelare il (o la) convivente anche in altre forme (ad esempio mediante un “vincolo di destinazione” sulla casa nella quale si vive).
Quinta situazioneMolte persone, nel momento in cui devono pensare a chi lasciare le proprie cose, pensano a enti benefìci, alla Chiesa, alle Missioni, alla Ricerca, ai bambini orfani o malati, ai Paesi poveri, agli anziani bisognosi di cure, ecc.
Cosa fare? Le buone intenzioni non bastano, occorre fare qualcosa. Uno strumento eccellente è proprio il testamento. E vale la pena di ricordare che lo Stato Italiano rinuncia alla tassazione in presenza di disposizioni a favore di questi Enti.